Limitizero, la prima fase del progetto secondo Gabriele

La prima fase del progetto Limitizero si è conclusa a Milano il 16 luglio 2017. Otto giovani tra i 15 e i 19 anni si sono riuniti per partecipare alle giornate formative di team building e mind mapping  insieme a docenti ed esperti di settore di IED Milano che, da ora e fino alla conclusione del progetto in autunno, affiancheranno i ragazzi nella realizzazione dello spot.

Qui di seguito la testimonianza di Gabriele, dalla provincia di Padova.

Devo dire che inizialmente ero un po’ perplesso… questa sarebbe stata la mia prima esperienza di viaggio completamente solo. Certo, ne ho fatti di campi estivi in cui si stava via da casa per quattro giorni o più, ma questo era completamente diverso, almeno per me. Sicuramente mi è andata meglio di altri, che, invece delle due ore per Padova-Milano, si sono dovuti sorbire ben nove ore di viaggio. Però mi incuriosiva! Ed è stata proprio questa curiosità a farmi partire.

Insomma, arrivato a Milano, città che tra l’altro non avevo mai visto, ho trovato Stefania ad aspettarmi, insieme ad altri miei compagni del futuro progetto. Alcuni arrivati ed altri no… un’oretta è passata tra qualche chiacchiera e un po’ di imbarazzo da parte mia… Arrivati tutti, fuori dalla stazione, ci aspettava il “torpedone”, che ci ha portato, dopo un’ora nel traffico di Milano, a Morimondo, location del nostro lavoro. Distribuite le camere ci hanno fatto sistemare le valige, e poi tutti a cenare. È  stata una serata divertente, come tutte d’altronde, che si è conclusa definitivamente a mezzanotte.

La mattina, dopo colazione, abbiamo iniziato il lavoro con i professori dello IED che, come ogni progetto dovrebbe iniziare, ci hanno fatto conoscere con un gioco semplicissimo: ognuno aveva a disposizione due minuti per volta, per fare quante domande volesse ad ogni altro partecipante. Poi le domande le hanno date loro, e via con un altro giro! Con questa mattinata si dava inizio al progetto #LIMITIZERO.

Dopo pranzo ci hanno fatto leggere ciò che gli altri avevano scritto di noi sui post-it predisposti, che sono stati appesi al muro. Poi ci hanno raccontato una storia, che ci ha portato a ragionare su cosa significasse per noi limitizero. Su un cartellone abbiamo scritto tutte le nostre considerazioni a forma di mappa concettuale/brainstorming. Per concludere queste sette ore di lavoro, una giornalista ha intervistato prima i ragazzi “accompagnatori” (quelli non affetti da emofilia, ndr) e successivamente i ragazzi emofilici per capire meglio come noi viviamo con questo ostacolo.

In attesa della cena, prevista per le 20, abbiamo ricevuto una grande e gradita sorpresa: ci è venuto a trovare Enrico Mazza, un ragazzo con emofilia che ha partecipato per ben due volte alla maratona di New York e che, nonostante la sua giovane età è una figura di spicco all’interno della Fedemo (Federazione delle Associazioni Emofilici). Io lo conoscevo già da tempo, in seguito alla mia partecipazione ad alcuni campi estivi dedicati ai ragazzi emofilici. Enrico faceva l’animatore…rivederlo è stato davvero un grande piacere.
La serata è stata poi un momento di divertimento! La prima sera, così come le suggessive, verso mezzanotte noi ragazzi ci ritiravamo in camera tutti insieme a giocare a carte fino alle due.

Il giorno seguente è stato impegnativo: inizialmente ci hanno spiegato cos’è il “brief” (con le relative tre domande da porsi: dove siamo/cosa vogliamo per il futuro/come ci arriviamo) e poi, divisi in due gruppi di quattro, ognuno ha dovuto creare, con l’aiuto degli altri, una richiesta per uno spot che avesse come limitizero.

Questo ci ha impegnato tutta la mattina, e al pomeriggio ci siamo dedicati a trascrivere quello che avevamo messo giù in modo sommario in una tabella come quelle che vengono realizzate per le aziende, complete di background, target, consumer insight, promessa e reason why (per citare alcuni punti).

Anche quella sera abbiamo fatto le ore piccole e la luce si è spenta definitivamente alle due…

Ultimo giorno. La mattina si iniziava presto dato che non c’era un dopo pranzo fino alle sei. Ognuno ha presentato la propria idea ai professori che, in veste dell’azienda, ponevano domande su punti chiari e no. Con questo si è conclusa la nostra esperienza, ma mancava ancora una cosa: i professori ci hanno spiegato che per rilassarsi finito un progetto, i loro studenti usano i colori. Ci hanno dato a disposizione un telo bianco per terra, su cui dovevamo colorare, con colori lavabili, dicevano… non so se era nei loro progetti, ma le tele siamo diventati noi. Chi aveva manate sulla schiena chi quadri di Van Gogh in testa, abbiamo concluso questa esperienza nei migliore dei modi, ovviamente non per chi avrebbe dovuto lavare le nostre magliette… Per fortuna la canna dell’acqua e i bagnoschiuma “presi in prestito” dall’hotel ci hanno salvato. Arrivati in stazione, c’era chi aveva il treno subito e chi dopo due ore, quindi un’oretta e passata chiacchierando tra di noi finché non è giunta l’ora di partire. Per concludere ci tengo a ringraziare Stefania, senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile.